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Nell'anno del Signore (1969) [12 errori]

Continuità: [N° 51191] Durante la scena in cui Giuditta (Claudia Cardinale) parla con Cornacchia (Nino Manfredi) nella piazza della ghigliottina, dopo che questa è uscita dal carcere, lo scialle che ha in testa a mo' di turbante ha una "coda" che le cade sulla spalla a fianco dello scialle che ha sulle spalle (chiedo scusa per la cacofonia). Dopo che la guardia li ha avvisati di rincasare per il coprifuoco, l'inquadratura cambia, e lo scialle rosso che ha sulle spalle è più chiuso, tanto che la coda del turbante gli sta sopra e non più di fianco.

Incongruenza: [N° 62308] Nella scena in cui Cornacchia (Manfredi) corregge l'errore d'ortografia sul cartello riportante i nomi dei due carbonari condannati a morte, si vede chiaramente che l'epitaffio è scritto con un pennello intinto nella vernice nera, con grafia incerta, e su un semplice e rozzo asse di legno... Alcune inquadrature dopo, quando l'epitaffio è stato posto sotto l'altare, si vede chiaramente che è del tutto diverso: è vergato su un cartiglio nero, con inchiostro chiaro e in bella grafia!

FraseFamosa: [N° 74966] "Perchè indugiamo tanto Padre Santo? Volemo segar er collo ai carbonari Targhini e Montanari? Il boia aspetta e ce diventa vecchio, damoje sotto...e bonanotte ar secchio."

Incongruenza: [N° 79795] Il boia taglia il colletto delle camice ai due Carbonari condannati a morte. Il taglio è rozzo e in più punti, per la fretta, irregolare. Però, quando il primo condannato è di fronte alla ghigliottina si nota che il taglio sul tessuto è più regolare, senza tutti gli zig-zag che c'erano in precedenza

Continuità: [N° 79796] Cornacchia/Pasquino consegna a Bellachioma un foglio (che lo prende in mano all'altezza del petto). Allo stacco Bellachioma tiene le braccia, con il foglio in mano, abbassate e, allo stacco successivo, di nuovo sollevate.

Fisica/Dinamica: [N° 79797] Leonida Montanari si abbassa per posare la testa sulla ghigliottina e uno degli aiutanti del boia gliela blocca con il pezzo di legno a semiluna che è macchiato, davanti, del sangue del precedente ammazzato. Il che è abbastanza strano: infatti, una volta che la lama cade e decapita il condannato non c'è motivo che quel pezzo di legno, dalla parte della testa, sia sporco. La testa cade e macchia il pezzo di legno inferiore e il cesto(il sangue dalla testa cola e non schizza, dato che non è più pompato dal cuore), mentre il sangue del corpo macchia solo la parte posteriore delle due assi.

Incongruenza: [N° 79798] Dopo la decapitazione di Angelo Targhini la lama della ghigliottina, sporca di sangue, viene sollevata per permettere di "posizionare" Leonida Montanari. Poco dopo, la lama è perfettamente pulita.

Storico: [N° 81697] Più volte viene detto che Targhini proviene dal "Granducato di Modena" ma Modena era un Ducato, non un Granducato!

Storico: [N° 87277] I due carbonari vengono rappresentati come un ragazzetto (Targhini) e come un uomo adulto (Montanari); in realtà fra i due c'era un solo anno di differenza: era nato nel 1800 il primo, e nel 1799 il secondo; inoltre il boia mastro Titta viene rappresentato come un vecchio incanutito, mentre in realtà nel 1825 aveva solo 46 anni (è morto poi nel 1869, a 90 anni!)

Incongruenza: [N° 89510] Errore di tipo liturgico-storico: Nella scena in cui dà dispensa al povero frate (Sordi) di assistere i due condannati a morte, il cardinale Rivarola (Tognazzi) si para per celebrare la Messa: amitto, camice, cingolo, stola presbiterale e pianeta. In realtà - come egli stesso affermerà nell'elencare i suoi titoli all'inizio della sentenza di morte egli era cardinale diacono, non presbitero. Pertanto è surreale, contro ogni criterio storico e liturgico, che un diacono si pari coi paramenti sacerdotali e si appresti a celebrare da solo la Messa, alla quale egli avrebbe tutt'al più potuto assistere come diacono - quindi indossando la dalmatica, non la pianeta.

Storico: [N° 95643] Nel film il cardinal Rivarola appare nelle vesti di giudice di Montanari e Targhini, ma in realtà è storicamente accertato che la pena capitale fu comminata loro dall'allora governatore di Roma, Mons. Bernetti.

Continuità: [N° 95773] Nella scena del dialogo tra il Cardinal Rivarola e il povero frate, quest'ultimo si inginocchia davanti al cardinale chiedendo la grazia per i due condannati. I due personaggi sembrano essere distanti poche decine di centimetri ma, al cambio di inquadratura, la distanza è considerevolmente aumentata.